JANNIK SINNER E IL PUNTO NON CONTESTATO ALL’ARBITRO A MONTECARLO: PERCHé HA FATTO BENE

La seconda palla di servizio di Tsitsipas nettamente out nella semifinale di MontecarloQuella volta da centrocampista del Sesto in cui s’impadronì della palla e andò a segnare da solo, senza passarla mai, non l’ha più dimenticata: papà Hanspeter, che di quella squadretta di ragazzini era allenatore, lo mandò a casa in lacrime senza fargli finire la partita. Jannik aveva esagerato: non si era limitato a fare il suo mestiere di smistatore del gioco, era andato oltre e aveva mancato di rispetto ai compagni. Andava punito perché non lo facesse mai più.

Non commette un errore due volte, Jannik Sinner. Soprattutto quando la lezione che ne consegue gli rimane tatuata nella memoria cellulare. E quindi, sabato contro Tsitsipas nella semifinale di Montecarlo, quando il plateale doppio fallo del greco avrebbe potuto consegnargli il secondo break nel terzo set e, con esso, un vantaggio probabilmente incolmabile, non è uscito dai binari: «Perché non mi sono fermato? Non è il mio lavoro. In un momento così, io penso a giocare».

Fedele a sé, prima ancora che all’immagine che riflette nel mondo, Jannik ha fatto bene a non fermare lo scambio per sollecitare alla giudice Aurelie Tourte la verifica del segno e una buona visita oculistica. Sarebbe stato un auto-tradimento. Se lasci le tracce degli sci nel gigante, rischi di inforcare. Se deroghi alla disciplina con cui interpreti l’esistenza, non sei più Sinner Jannik da Sesto Pusteria. Diventi un Holger Rune qualsiasi.

Gli errori accadono, nessuno è perfetto. Non lo è nemmeno il barone rosso quando a Montecarlo ci racconta sorridendo che a volte, dopo cena, non ha troppa voglia di rassettare: lascia i piatti sporchi nel tinello anche un paio di giorni, succede. Perdonare quelli altrui, di errori, significa all’occorrenza sorvolare sulle proprie imperfezioni: un bel passo verso l’accettazione. Ricorderemo il Master 1000 di Montecarlo 2024 per il che è costato a Jannik la finale e il secondo kappaò stagionale (27-2) perché non era da tutti resistere alla tentazione di polemizzare con un arbitraggio che è stato mediocre per tutta la settimana (abituati a Hawk Eye, i giudici hanno perso il colpo d’occhio) su un campo, il centrale, che aveva già ospitato due crisi isteriche di Medvedev e i continui andirivieni del supervisor (il giudice dei giudici) invocato da Rune.

Fermare quello scambio sarebbe stato contro natura per Sinner, sestese rigoroso: di qua l’Italia, di là l’Austria, in mezzo lui, piantato al centro del tennis a 1285 punti di distanza dal n.1 Djokovic. Semplicemente, non si fa.

2024-04-15T06:19:34Z dg43tfdfdgfd