L’idea era suggestiva, quasi romantica: affidare la Nazionale a un decano del calcio italiano, capace di coniugare esperienza e carisma. Ma Claudio Ranieri ha scelto di restare alla finestra. Dopo una lunga riflessione, l’ex allenatore della Roma ha rifiutato l’invito della Figc, lasciando vacante la poltrona lasciata libera da Luciano Spalletti.
La deludente amichevole contro la Moldova, chiusa con un 2-0 privo di mordente, aveva certificato la fine di un ciclo già logorato. Gravina e i vertici federali avevano allora puntato su Ranieri, convinti che il suo profilo potesse restituire ordine e serenità a un gruppo in cerca di identità. Le trattative erano partite in silenzio, con discrezione, e sembravano avviate a buon fine.
Ranieri, tuttavia, ha fatto un passo indietro. Non per mancanza di ambizione, ma per lealtà verso un impegno già consolidato: l’accordo con la proprietà della Roma, i Friedkin, costruito con pazienza negli ultimi mesi. Un progetto in cui crede e che non intende interrompere, nemmeno per rispondere alla chiamata più prestigiosa del calcio italiano.
Con il no di Ranieri, il rebus sulla guida tecnica della Nazionale torna a essere aperto. La Federcalcio dovrà riprendere il filo del discorso e individuare una figura all’altezza della sfida, capace di guidare gli Azzurri verso una nuova fase.
2025-06-10T07:35:09Z