PAOLO MALDINI VIA DAL MILAN: LA RIVOLUZIONE AMERICANA PARTE DALL'EX STELLA ROSSONERA. SQUADRA IN RIVOLTA

MILANO - Passerà alla storia milanista come lo strappo di corso Venezia: Paolo Maldini che dopo mezz’ora di faccia a faccia in un hotel del centro abbandona per divergenze insanabili la riunione con Gerry Cardinale, il titolare americano di RedBird, azionista di maggioranza. Le conseguenze parrebbero scontate: il dt, Maldini appunto, e il ds, Frédéric Massara, divorziano dalla squadra che con loro ha ottenuto uno scudetto, una semifinale di Champions e la terza consecutiva qualificazione al più importante torneo per club del mondo. La rivoluzione americana colpisce ancora, travolgendo addirittura il campione simbolo. Ma in serata la squadra, appena lo ha saputo, si è infuriata: da Leao a Theo Hernandez, passando per Maignan, le stelle rossonere sono con Maldini. L’attaccante portoghese, se avesse saputo dello strappo tra il suo mentore e il club, non avrebbe mai firmato il recentissimo rinnovo del contratto. Il terzino francese adesso potrebbe chiedere di andarsene. E per il portiere, suo connazionale, il rinnovo del contratto si fa più difficile: punta ad approfittarne il Chelsea. Se la frattura non si ricomporrà, la stagione 2023-24 rischia di profilarsi per il Milan come un discreto caos.

Milan, strappo con Maldini: i motivi

Già da venerdì scorso, antivigilia dell’ultima di campionato col Verona, gli spifferi attorno al Portello ipotizzavano il divorzio imminente dal dt Maldini e dal ds Massara, voluto dalla proprietà americana del doppio fondo Elliott-RedBird. Poi l’addio di Ibrahimovic si è preso la scena, ma ieri sono riaffiorati i contrasti sulla campagna acquisti: da una parte il binomio Gerry Cardinale-Giorgio Furlani (amministratore delegato, già manager di Elliott ora in quota RedBird nel Cda milanista), dall’altra appunto Paolo Maldini e Frédéric Massara, strateghi di un mercato che in teoria, a divorzio consumato, potrebbe essere gestito dal francese Geoffrey Moncada, 37 anni, l’attuale capo degli osservatori, e dal tedesco Hendrik Almstadt, 50 anni, il consulente tecnico prediletto da Gordon Singer, cioè dal responsabile del ramo del fondo Elliott applicato al calcio. La suggestione dell’ingresso immediato nei quadri dirigenziali dello stesso Ibrahimovic, accanto a Moncada, non sembra sposarsi col carattere del campione svedese, tra l’altro molto legato a Maldini.

Maldini e Cardinale, la rottura in hotel

Tutto è iniziato in mattinata quando Cardinale, che durante i suoi blitz milanesi evita Casa Milan e che non si è visto sul prato del Meazza nemmeno per la celebrazione di Ibra, ha convocato Maldini al Portrait Hotel di Corso Venezia. Il loro faccia a faccia è durato meno di 35 minuti: lo ha interrotto Maldini, secondo le prime ricostruzioni per le divergenze su Pioli (il dt ritiene suo pieno diritto, da capo dell’area tecnica, giudicare l’allenatore dal contratto in scadenza nel 2025, con voci su Conte), anche se la ragione principale del contendere resta il budget. Maldini e Massara lo vorrebbero più alto degli attuali 50 milioni di euro, per potere competere con le grandi d’Europa, mentre per gli americani i flop, in particolare De Ketelaere e Origi, vanno addebitati al settore sportivo, che ha avuto a disposizione un tetto di spesa più alto rispetto a Napoli, Lazio e Inter, arrivate davanti, e che non avrebbe monetizzato le cessioni.

 

Il dopo Maldini: Furlani con Moncada

Uscito Maldini, è stato Furlani a raggiungere in albergo Cardinale, prima della sua partenza per l’aeroporto: tra gli argomenti, il nuovo stadio, per il quale ci si starebbe orientando  sull’area di Assago-Rozzano. Ma il tema di fondo resta finanziario. Per Singer e Cardinale la priorità è il risanamento dei conti (è vicino l’attivo di bilancio), il mercato si può fare con l’ausilio degli algoritmi e con i giovani talenti nel mirino, fissando un monte stipendi di 100 milioni lordi. Per Maldini e Massara il salto di qualità può arrivare solo con qualche campione, a prescindere dall’età, anche perché i risultati sportivi hanno fruttato incassi da record e la notevole valorizzazione di acquisti indovinati come Hernandez, Tonali, Maignan, Thiaw, Kalulu e naturalmente Leao, il cui laborioso rinnovo a 5 milioni l’anno conferma il divario di spesa con i club inglesi, il Real e il Bayern. Se la rivolta di Leao, Maignan ed Hernandez non farà cambiare idea agli americani, il divorzio è sancito.

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